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lettere di santa caterina 135

vi diventa pacifica e tranquilla! Oh madre carissima della dolce carità, ta parturisti tutti e’ figliuoli delle virtù. Sapete, dilettissima mia suoro, che neuna virtù è viva senza la carità. Così disse quello dolce innamorato di Pavolo, vasello "di elezione: «Se io avessi lingua angelica, e dessi ogni cosa a’ poveri; non avendo carità, nulla mi vale». E veramente egli è così: perocché l’anima che non è in carità, non può fare cosa che sia piacevole a Dio; anco, parturisce e’ figliuoli morti delle virtù. Perché sono morte? perché non ci è Dio, che le1 dia vita, cioè la carità; perocché chi sta in carità, sta in Dio, e Dio in lui.2 Ma la sposa di Cristo, che è vulnerata di questa saetta della carità, non resta mai d’adoperare; come la ferita fresca, che sempre batte molto maggiormente il cuore nostro. Ogni dì di nuovo gli sono gittate di nuove saette, cioè saette d’ardentissima carità; perocché non passa mai tempo, che la bontà di Dio non gitti carboni 3 accesi sopra del corpo nostro.

E se noi ci volliamo verso l’essere che la bontà di Dio ha dato a noi, veggiamo che egli non ci creò se non per pura carità; e perchè noi godessimo il bene il quale aveva in sé medesimo, e darci vita eterna. E però dice santo Pavolo, che Dio non vuole altro che la nostra santificazione. E ciò che dà, dà a questo fine, acciò che siamo santificati in lui. somma e eterna Verità, bene il desti a divedere: perocché avendo noi perduta la Grazia, non

  1. Forse li per gli, loro.
  2. Da Giovanni.
  3. Qui corpo sta per cuore; e carboni non è imagine di distruzione; ma rammenta quello del Salmo; «Inclinavit coelos et descendit.... A cospectu ejus nubes transierunt; grando et carbones ignis»'.