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132 | lettere di santa caterina |
lui gusta la dolcezza della sua carità, tenendo confede viva, che ciò che Dio gli dà e permette, il fa per suo bene e per sua santificazione. Chi gliel’ha mostrato? Il sangue di Cristo, nel quale vide col lume della fede; che se egli avesse voluto altro che ’l nostro bene, non ci averebbe Dio dato siffatto ricomperatore, quanto1 fu il Verbo del suo Figliuolo, e il Figliuolo non averebbe data la vita la quale diè con tanto fuoco d’amore, fabbricando2 le nostre iniquità sopra il corpo suo. Egli riempie l'anima di fortezza e di lunga perseveranzia; non vollendo3 il capo in dietro a mirare l’arato. Egli non si scandalizza né in sé né nel prossimo suo; ma con benivolenzia e carità fraterna porta e sopporta i suoi difetti. Non ha pena per privazione di stato; né, se egli l’ha, il possiede con pena; e se egli non l’ha, noi cerca, né ha4 fadiga per averlo; perché l’affetto suo è ordinato e drizzato secondo la volontà di Dio, nella quale ha occisa la volontà sua propria, la quale volontà è quella cosa che ci dà pena e fadiga.
Questo amore il taglia dal mondo, e uniscelo in Dio per affetto d’amore; ordina la memoria5 a ri-
- ↑ Non fa qui rispondere tanto a quanto. E di tali forme gli esempi non mancano, e hanno garbo se non sono affettate, ila quanto qui potrebbe suonare aggettivo, come in Dante: «E quanta e quale vid’io lei far piue!» Da Virgilio: «Qualisque videri Coelicolis et quanta solet».
- ↑ Più chiaro altrove presenta l’imagine dell’incudine. E qui fabbricare tiene dell’origine fabbro. Se pur non si voglia accennato a quello del Salmo: «Super dorsum neum fabricaverunt peccatores, prolongaverunt iniquitatem suam».
- ↑ Sottintendi: Si che l’uomo non volga.
- ↑ Crederei che Caterina dettasse affatiga (per si affatica), e lo scrivente intendesse male. Petrarca: «Il tanto affaticar che giova?»
- ↑ Ordinare per efficacemente disporre è la voce delle scuole: mar qui ha doppia proprietà, inquantochè la potenza della memoria viene all’ordine.