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lettere di santa caterina 131

porta grandissime e intollerabili fadighe; perocché, come dice santo Angustino, il Signore ha permesso che r uomo il quale disordinatamente ama, sia incomportabile a se medesimo. Questi porta la croce del dimonio: perocché, s’egli acquista diletti, egli gli acquista con pena; e avendoli, li tiene con fadiga, per timore di non perdergli; e se egli li perde, ne è cruciato con grandissima impazienzia; e se non gli può avere, ha pena, perché gli vorrebbe. Tanto è cieco, che perde la libertà sua, facendosi servo e schiavo del peccato, e del mondo con le sue delizie, e della propria fragilità. Queste sono pene generali agli amatori del mondo: ma quante sono le particolari, tutto dì il vediamo, le fadighe che portano gli uomini in servigio del dimonio. Oimè! Per acquistare l’inferno, essi non curano la morte corporale, né rifiutano veruna fadiga: E io (misera me!) per avere Dio, e per acquistare1 Dio, non sostenni mai una piccola cosa. L’ombra mia mi ha fatto paura. Veramente io confesso che i figliuoli delle tenebre fanno vergogna e confusione alli figliuoli della luce,2 perché vanno con più sollecitudine ed esercizio, e con maggiore fadiga all’inferno, che i figliuoli della luce a vita eterna. Sicché la fadiga è grande, e l’amaritudine è molta che dà questo perverso e miserabile amore.

Ma il vero e perfettissimo amore è di tanto diletto, dolcezza e soavità, che neuna amaritudine gli può tollero la dolcezza sua; né l’amaritudine il può conturbare; ma molto più fortifica la mente,

perchè accosta più l’anima al sue creatore; e in

  1. Per acquistarlo, perduto (dic’ella) per colpa mia.
  2. Dal Vangelo.