Pagina:Lettere - Santa Caterina, 1922.djvu/139

130 lettere di santa caterina

troviamo ch’egli è contrario l’uno all’altro; e però non possono stare insieme, ma l’uno caccia l’altro.

Onde vediamo che quando l’uomo si volta a cognoscere la miseria sua, e la poca fermezza e stabilità del mondo e la sua incostanzia, subito l'odia, e con l’odio caccia l’amore. E perché senza l'amore non può l’anima vivere,1 subito ama quello che col lume dell’intelletto ha veduto e cognosciuto nell’affetto della divina carità, trovando in sé la gran bontà di Dio, la fermezza e stabilità che riceve da lui, vedendosi ricreato a Grazia nel sangue dell’umile e immacolato Agnello, che per amore ha lavata la faccia dell’anima sua col proprio sangue. Onde, vedendosi tanto amare, non può fare che non arai. E però ci è molto necessario il lume per cognoscere l’amore che Dio ci ha, e le grazie e doni 2 che riceviamo continuamente da lui. Questo amore fa l’uomo grato e cognoscente a Dio e al prossimo suo; siccome l’amore proprio il fa ingrato e scognoscente, perché attribuisce al suo proprio sapere quello ch’egli ha. E chi mostra che egli è così? La ingratitudine sua: la quale ingratitudine si mostra per le colpe che tutto dì egli commette; come la gratitudine dimostra che l’anima retribuisce solo a Dio ciò ch’ella ha, eccetto il peccato, che non è: e la virtù dimostra la gratitudine.3 Bene è dunque vero che in ogni cosa sono differenti.

Dico che ’l servo del mondo, amatore di se,

  1. Vero e profondo. Il disamare i beni minori, di necessità conduce ad amare i maggiori; perché l’anima vive d’amore, e non trovando da respirare a suo agio nel basso, ascende. Per contrario, l’intiepidirsi dell’amore alle cose grandi, anche senza colpa deliberata al principio, porta l’innamorarsi poi delle piccole reamente: perché qualcosa amare bisogna.
  2. Il dono è grazia o più gratuita o più evidentemente gratuita.
  3. Quest’ultimo pare giunta non dettata da lei.