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lettere di santa caterina 129

co’ piei dell’affetto suo. Fatto è signore del mondo, perché pienamente l’ha lassato, non a mezzo, ma in tutto; e se non attualmente, almeno col santo e vero desiderio; apprezzando il mondo per quello che vale, e non per più, e spregiando la propria fragilità, tenendola per serva sottoposta alla donna della ragione. Dove l’amatore di sé medesimo si fa Dio de ’l mondo, e suoi piaceri, e di sé: cioè, che quel tempo che egli debbe spendere in servire il suo Creatore, egli lo spende in opere vane e transitorie, e nel corpo suo fragile che oggi è, domane non é, però ch’egli è cibo de’ vermini e cibo di morte,1 ed è un sacco pieno di sterco. Egli ama la superbia, e Dio l’umiltà; egli è impaziente, e Dio vuole la pazienzia: egli ha il cuore stretto, che non vi cape Dio né ’l prossimo per amore; Dio è largo e liberale. E però e’ servi di Dio seguiiatori della divina Carità, che in verità vanno per la dottrina di Cristo crocifisso, si dispongono a dare la vita per l'onore di Dio e in salute del prossimo: e ’l misero uomo servo del mondo il2 rode co’ denti dell’invidia e dell’odio, e con ira e di>:piacere divora le carni sue3 con appetito di vendetta. Questi si diletta nel loto dell’immondizia; e il servo di Dio nell’odore della purità e contineuzia. Eziandio stando allo stato legittimo del matrimonio, egli s’ingegna, per amore della virtù, di sentire e gustare4 l’odore della continenzia. In tutte quante le cose

  1. Mors depascet cos.
  2. Il prossimo.
  3. Meglio forse intendere le carni sue proprie; giacché del prossimo è detto: L’ira contro altrui, lo fa rabbioso in sé. Dante: «In sé medesmo si volgea co’ denti».
  4. Ben trasportasi l’impressione del gustò all’odorato, ch’è buona parte lei gusto. Lettere di S. Catarina - Vol II