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120 | lettere di santa caterina |
landò1 con la molta conversazione, dilungandovi dalla cella, e con la negligenzia del coro. Onde considerando me questo, vi dissi, quando vi partiste da me, che studiaste di fuggire la conversazione, e visitare la cella, e non abbandonare il coro né il refettorio2 (quando vi fusse possibile a voi), e la vigilia con l'umile orazione; e così adempire il desiderio mio, che vi dissi ch’io desideravo di vedervi cercare Dio in verità, senza alcuno mezzo. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
XCV. — A certi giovani fiorentini, figliuoli adottivi di Don Giovanni.3
L'amore tiene in armonia le potenze dell’anima. Intelletto e volontà empiono la memoria del bene ricevuto; e questa alimenta le forze di quelli. L’amore è nutrito di meditazione e conoscimento delle imperfezioni proprie. Da questo la pazienza. Umiltà balia d’amore. Odio de’ propri difetti, servo all’amore. Mortificarsi non per mero odio di quelli o per la salute propria, ma per amore di Dio e bene de’ prossimi. Astinenza degna è l’obbedienza. Ordini religiosi scaduti; non tutti. Ai giovani fiorentini consiglia che s’amino.
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio
di vedervi legati nel legame dolce della carità sì e
- ↑ Rammenta animula, vagula, blandula. Ma nella fanciulla cristiana è rimprovero quello che nell’uomo pagano è carezza leziosa.
- ↑ Non vada alle mense di qualche barone.
- ↑ Bene intende, secondo me, il Burlamacchi, figliuoli di spirito a Giovanni Delle Celle; de’ cui allievi taluno si fece discepolo a Caterina; tra gli altri Barduccio Canigiani, poi datosi al sacerdozio per consiglio di lei.