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lettere di santa caterina | 119 |
sta è la via di levarsi da essere solamente servo eamico, cioè del timore servile e dall’amore tenero della propria consolazione, e giungere ad essere vero servo, vero amico, vero figliuolo. Chè essendo fatto vero figliolo, non perde 1 però che non sia servo e vero amico: ma è servo e amico in verità, senza alcuno rispetto di sé, né d’altro che solo di piacere a Dio.
Dicemmo che stettero dieci dì, e poi venne, lo Spirito Santo. Così l'anima, che vuole venire a questa perfezione, le conviene stare dieci dì, cioè ne’ dieci comandamenti della legge. E con li comandamenti della legge osserverà i consigli; perocché sono ligati insieme, e non s’osserva l’uno senza l'altro.2 E' vero è, che quelli che sono al secolo debbono osservare i consigli mentalmente per santo desiderio; e coloro che sono levati dal mondo gli debbono osservare mentalmente e attualmente.3 E così, se riceve l’abbondanzia dello Spirito Santo, con vera sapienza di vero e perfetto lume e cognoscimento, e con fortezza e potenzia, forte4 contra ogni battaglia, è 5 potente principalmente centra sé medesimo, signoreggiando la propria sensualità. Ma tutto questo non potreste fare se n’andaste svago-
- ↑ Col che, come Dante col di: «Per non fare, ho perduto Di veder l’alto sol che tu desiri».
- ↑ Non s’adempie in intero un precetto qualsiasi, neanco umano, se non si tende a fare un po’ più del precetto: neanco la propria volontà. Legge provvida di progresso, dettata della stessa umana debolezza; la quale, se si limitasse avaramente al mero necessario, a questo stesso verrebbe meno.
- ↑ L’uomo del secolo è in potenza religioso, legato da liberi voti: e tutta la società cristiana vive in uguaglianza di spirito.
- ↑ Ripete dall’abbondanza del cuore. Le parole dolce e forte, virile e sangue a lei sono frequenti.
- ↑ È verbo quest’e; ma meglio forse sarebbe togliere il se più sopra.