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lettere di santa caterina 107

metto,1 che non tanto che ne temiate voi, ma io stessa tremo per timore dell’inganno delle dimonia. Se non che io mi confido nella bontà di Dio; e sconfidomi di me, sapendo che di me io non mi posso fidare. Perchè mi mandaste domandando, se io credeva potere essere ingannata, ovvero se io credeva non potere essere ingannata, dicendo che, se io nol credo, che questo è inganno di dimonio. E io vi rispondo, che non tanto di questo, che è sopra la natura del corpo, ma di queste e di tutte l’altre mie operazioni, per la mia fragilità e per l’astuzia del dimonio io sempre temo, pensando di potere essere ingannata; però ch’io cognosco e veggo che ’l dimonio perdette la beatitudine, ma no la sapienzia,2 colla quale sapienzia, come dissi, cognosco che mi potrebbe ingannare. Ma io mi rivolgo, poi, e appoggiomi all’arbore della santissima croce di Cristo crocifisso, e ine mi voglio conficcare; e non dubito che s’io sarò confitta e chiavellata con lui per amore e con profonda unmiltà, che le dimonia non potranno contro di me, non per mia virtù, ma per la virtù di Cristo crocifisso.

Mandastemi dicendo, che singolarmente io pregassi Dio ch’io mangiassi. E io vi dico, padre mio, e dicovelo nel cospetto di Dio, che in tutti quanti e’ modi che io ho potuto, sempre mi sono sforzata, una volta e due il dì, di prendere il cibo; e ho pregato continuamente, e prego Dio e pregherò, che mi dia grazia che in quest’atto del mangiare io viva come le altre creature, se egli è sua volontà, peroc-

  1. In senso affine ad affermo, in qualche dialetto dicesi tuttavia. E già promettere non è che mettere innanzi, un modo di profferire, manifesto.
  2. La scienza, come spirito angelico. E dice forse sapienza per scienza con arte d’astuzia.