|
lettere di santa caterina |
93 |
della pazienzia. Della quale io ti dissi, che io ho desiderato di vederti portare’ realmente ciò che la divina Bontà ti permette, con vera e santa pazienzia. Or su, carissime figliuole, 1 non stiamo più a dormire nel sonno della negligenzia, ma entriamo nella bottiga aperta del costato di Cristo crocifisso (dove noi troviamo 2 el sangue) con ansietato dolore e pianto dell’offesa di Dio. Non ci ha veramente luogo dove riposare il capo, se non nel sangue e capo spinato di Cristo crocifisso. Ine dunque gittate saette 3 d’affocato desiderio, e di umili e continue orazioni per onore di Dio e salute dell’anime. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
- ↑ Qui è soggiuntivo.
- ↑ Si volge a tutte le altre discepole e amiche.
- ↑ Più gentile che in Dante: «Lamenti saettaron me diversi Che di pietà ferrati avean gli strali.» I rigidi zelatori del buon gusto ci avrebbero più a ridire su questi lamenti che hanno strali, strali ferrati, ferrati di pietà; che sulla botticella e sulla bottiga della povera Caterina. I raggi del sole in Dante sono saette conte; e neanche questo è imitabile. Più schietto i Latini; tela diei.