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LETTERE

così sconcia pazzia? tolga il Cielo, per sua bontà, così sinistro pensiero dal vostro cuore. Dunque per un lieve compiacimento d’occhi, volete dar à voi stesso un perpetuo disgusto? oh come tosto passano quei fuggitivi piaceri delle nozze. Oh come tosto fugge quell’apparenza di contento d’esser chiamato sposo: maritarsi. Se sapeste di quanta infelicità è l’haver moglie à fè, à fe, che non mi sarebbono venuti questi humori nel capo. Credete à me, che tutti i mali, che alla giornata ci opprimono, tutto quel d’infelice, che in penitenza delle nostre colpe, il Ciel adirato può darci, tutte le angoscie, tutti i pensieri noiosi, tutti i fastidi, tutti i disagi, tutti i tormenti, tutte le ruine, e finalmente la morte, non agguagliano l’infelicità del maritarsi. Il maritarsi è la morte, non pur della libertà dell’huomo: ma di tutti i suoi piaceri, e le nozze servono per veleno condito. Il matrimonio è ’l fiele delle nostre dolcezze, e l’oscura prigione de’ nostri spiriti. Il giogo del matrtmonio è intolerabile; ohime non vi spaventa il vederlo dipinto con la faccia pallida, con gli occhi riguardanti la terra, con le mani, e co’ piedi legati con legami, che sola Morte discioglie, col riposo sotto à piedi, havendo appresso la fatica, la gelosia, il sospetto, il timore, la falsa openione, e l’amaro pentimento? si dice, che nell Inferno v’è ’l Gran Trifauce pieno di rabbia, della cui bocca esce veleno, e che vi è Titio, e Tantalo. Vi son le Furie, & altri Mostri pieni di spavento, e d’orrore; ma io non sò vedere la maggior rabbia, il più pestifero


veleno,