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LETTERE |
e l’amor mio, e la fede vostra, la quale vi renderà molto più amabile, e riguardevole, che non fà l’istessa bellezza, di cui vi fece la Natura sì adorna. Fate, che vostro viva colui, che vuol morir vostro, nè vi ritenga timore del mancamento fatto, che sì com’io sono stato patiente nel sopportar l’ingiuria ricevuta, così sarò pronto à scordarmela, per sempre, assicurandovi di non rimproverarlavi giamai, poiche non è sì grand’error in amore, che l’istesso Amore agevolmente nol perdoni.
Dell’Adulatione.
I prometto, e vi giuro, che son hoggimai non meno satia, che stanca di tante vostre menzogne, e di tanti vostri volontarij errori. Hor come non arrossite voi nel dirmi, che m’adorate? cosa, che si convien’al Creatore, non alla Creatura. Se voi vedeste alcun lavoro, che fosse bello, converria pur, che lodaste più l’Artefice, che l’opera; così se voi vedete in me alcuna cosa bella, perche lodate me, e non Iddio, che la mi diede? perche l’amate più in me, che in lui, che me ne fece dono? in lui, ch’è vero, & unico Fonte del vero, & unico bello? Ah, che voi amanti errate volontariamente, & vi piace d’errare. Se la bellezza non si trova in tutte le donne del mondo perfettamente sparsa, perche dite (menzognero) ch’ella è tutta raccolta in me? Ben è vero, che quel, che s’ama si loda:
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