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D’ISABELLA ANDREINI. 26

finir la vita, che rimaner di voi priva. Consolatevi Signor mio, che mi consolo anch’io, sperando, che non passeranno otto giorni, che ci vedremo. Intanto mantenetemi viva nella memoria vostra, e siate certo, ch’io v’amo.


Della Volubiltà.


C

HI m’havesse giurato nel principio dell’amorosa mia felicità, che voi haveste un pensiero così mutabile, & un cuor così facile ad esser piagato, certo, ch’io non havrei potuto crederlo giamai; ma che maraviglia sarebbe stata, quand’io non l’havessi ad altrui creduto, se (misero) tuttoche amaramente io ’l provi, non posso appena à me stesso crederlo? Ah, che grand’è così il desiderio, ch’io hò di vedervi senza colpa, che, se si può non creder quel che si crede, io son pronto per farlo, pur, che voi con una sola parola vogliate assecurarmi dell’amor vostro. Non vi sovviene, che quando voi gradiste la mia servitù, e che vi compiaceste d’esser non meno amante, che amata, non mi lasciaste giamai partir da voi senza prieghi, e (concedete, ch’io ’l dica) senza lagrime, perch’io mi conservassi vostro? non intendevano ad altro le vostre affettuose parole, che à stabilir fede nella mia fede. Non vi rammenta di quei cari stimoli, che sempre mi tenevate al fianco, perch’io non mutassi voglia? oh quante volte, hor in atto sdegnoso, hor in giocondo mi diceste; ah lusinghiero, sò ben io, che d’altra, che di me ti compia-


G     2          ci;