ma debbo dolermi di non haver tutte le lingue, tutte le nationi del mondo, per meglio lamentarmi dell’ingiustitia sua? egli con affanno premia le mie fatiche, e vuol che d’assentio, e di cicuta mi nutrisca, vuol, ch’io soffra patientemente il male, e ne ringratij lui, che ingiustamente il mi cagiona, comanda, che delle mie pene io m’allegri, e per maggior mia doglia, vuol, ch’io dissimuli le mie amare passioni, anzi fiero espressamente m’impone, ch’io mostri il ciglio ridente, e giocondo, mentre ’l misero cuore ne’ suoi travagli involto amaramente piange tanti suoi mali. Deh se voi provaste una volta l’angosciosa vita di chi ama, sò certo, che non mi riprendereste così aspramente, come fate. Ah che chi non può dolersi essendo offeso, sente doppia passione. Voi vivete libero da questi impacci, nè sapete, che gli affanni de gli amanti si van seguendo, come l’una segue l’altr’onda. Il vedere, che ’l mio sperar sia fragile, in guisa, che ogni picciola percossa lo spezza, troppo m’affligge. Io novello Tantalo, bramo di trarmi la fame, e la sete amorosa, e non pur ciò non mi si concede: ma per maggior mio male mi si toglie quello, ch’à lui non è vietato. Egli appaga almeno la vista di quel, che brama, & io per la molta cura, che di me hanno i miei parenti, non posso pur vedervi. Dunque se non volete, ch’io mi dolga d’Amore, o che al fine della vita miseramente non mi conduca, procurate per mezo del Sig. N. ch’io conforme à quanto l’altro giorno mi prometteste sia vostra. Vi bacio le mani, e vi prego ad haver cura della miglior parte di me, che vive in voi.