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LETTERE

Clito, e fece morir Calistene, non vogliate anche voi, con l’ira macchiar la virtù dell’animo, e scemar la bellezza del corpo, non bisogna (bellissima Donna) operar come adirata; ma come savia, perche è meglio che perisca l’ira, che la fama. Le cose, che si fanno con ira, si pensano con pentimento Signora mia, ò io son colpevole, ò nò; s’io son colpevole, maggior lode acquisterete nel perdonarmi, essendoche la vera gloria non consiste nel saper offender altrui; ma nel saper difender se stesso. S’io non son colpevole (come veramente non sono) voi operate ingiustamente, oltraggiandomi come fate. Ma sia che può, vi giuro, che o ardendo, o agghiacciando, o seguendomi, o fuggendomi, o severa, o piacevole, o costante, o volubile, o fedele, o piena d’infedeltà, o pietosa, o crudele, o amando, o odiando, o libera, o legata, e ’n somma, o mia, o vostra non son per lasciar giamai la mia cara, e dolce servitù. Prima il Sole sarà privo di raggi, l’aria di venti, e la Primavera di fiori, ch’io lasci di servirvi. Vi bacio le bellissime mani, e vi prego à conservar nella lor chiarezza quelle vivaci, & amorose stelle, che danno lume al corso del viver mio.


Querele contra Amore.


A

NON querelarmi d’Amore, bisognerebbe ch’io fossi nata mutola. Nonv’accorgete, che sono così grandi le mie sventure, che non solo debbo dolermi di lui:


ma