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LETTERE

fedele. S’io v’amo più, che mi sia dato per pena il conoscer la vostra leggierezza, & ogni altra vostra imperfettione, e ciò conoscendo habbia ardentissimo desiderio di fuggirvi: ma perche per disperatione in rabbia mi converta non trovi mai la strada, e ’n cambio di scior gli indegni nodi gli senta far sempre più stretti, e sentendomi in ogni luogo rimproverar la vil fiamma porti continuamente acceso il volto di rossor di vergogna, senza haver però cuor di lasciarvi. Se più vi servo, ch’i’ possa, mentre starò la notte sotto le vostre finestre inutilmente lamentandomi, esser sicuro, che voi burlandovi di me, godiate di vedervi strettamente abbracciata da un huomo abbieto, vile, mercenario, brutto, & ignorante, onde una pestifera gelosia, con tutte quelle noiose cure, con tutti quei serpi velenosi, con tutte quelle negre fiamme d’Averno, con tutti quegli aspri furori, e con tutti quelli stimoli pungenti, ch’ella suol trar dalla tenebrosa Dite, senz’alcun intervallo m’affligga, siche per la sovverchia passione perdendo il cibo, e ’l sonno io ne divenga talmente attenuato, ch’i’ paia proprio il magro digiuno, e la pallida astinenza, onde con aspetto non men’orribile, che lagrimoso rechi à gli occhi altrui è maraviglia, e pietate. Insomma. S’io v’amo più prego Amore, che spenda in me (come dice quel gentilissimo nostro) tutte le aurate sue quadrella, e l’impiombate in voi, talch’io vegga per mio danno farsi tanto grande il vostro ghiaccio, quant’e grande il mio fuoco. Mi guardi tur-


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