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D’ISABELLA ANDREINI. 151

za sostenga gli ingiusti assalti di tante avversità: nò, nò. Confesso, che la mia lunga pacienza s’è fatta impaciente. Viva à così cruda tirannide chi vuole, ch’io per me voglio viver à me stesso, & alla mia ragione.


Del giuramento de gli amanti.


S

E mai più vendo la mia libertà all’empio, e falso Amore già tiranno di quest’anima dolente, ch’i’ possa eternamente languire sotto ’l giogo indegno di vile, & aspra servitù. S’io consento mai più d’arder nel suo tenebroso fuoco, ch’i’ non possa mai provar altro in amando, che intolerabili martiri, & vegga per maggior mio tormento farsi la mia fiamma più grande, e più cocente all’onde dell’amaro mio pianto. Se mai più bellezza mortale mi tien’involto negli affanni del Mondo, che ’l mio dolore ad altro non serva, che à renderla più bella, e più rigorosa. Se mai più sospiro per donna crudele qual siete voi, che gli stessi miei sospiri facciano col vento loro maggior il gonfio del suo fasto. S’io più sciolgo la lingua à preghi, o per altra, o per voi, ch’i’ non ottenga altro, che un riso sprezzante per risposta, e per mercede. S’io procuro più d’esser costante, e fedel in amore, ch’i’ possa veder voi alla mia costanza, & alla mia fede divenir sempre più incostante, e più in-


fedele.