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D’ISABELLA ANDREINI. | 125 |
Della volubiltà.
A vostra lettera è stata à gli occhi miei uno specchio nelquale chiaramente hò veduta l’imagine della vostra incostanza. Ben sono le vostre parole validi testimoni del vostro variabil pensiero, e ben’esprimono come à vostra voglia ardete, & agghiacciate; ma io per me come non m’allegrai dell’incendio, così non m’attristo del gielo, perche l’acquistarvi, e ’l perdervi è tutt’uno, che sì come l’uno non è d’utile, così l’altro non è di danno. Le vostre ragioni, l’una opposta all’altra sono un lume, onde si può chiaramente vedere l’oscurità della vostra macchiata fede, e come voi delle vostre voglie à vostra voglia disponete; ma non pensate, che la volubiltà del vostro cuore incostante per haver estinta una fiamma, per avventura così degna, ch’egli non meritava d’ardervi dentro, habbia dato segno, che voi siate divenuto savio, perche savio vi sareste dimostrato ogni volta, che haveste seguitata quell’impresa, che la vostra volontà, e non altri vi fè incominciare. Se le radici di quelle rose d’amore, che bramavate fossero state ben abbarbicate nel terreno della vostra fedeltà, ben havreste potuto corle senza temer delle spine: ma perche Agricoltor impaciente non le coltivaste mai con solleciti pensieri, nè voleste penando spargerle di molle rugiada di pianto, di qui venne, che sradicate, & esposte alle
Ii ingiurie |