tisca necessità. S’io vi prestassi alcuna cosa non sarebbe eg[l]i ragionevole, ch’à voglia mia la mi rendeste, massimam[e]nte quando non ve l’havessi prestata à tempo? certo sì, ò bene. Ricordatevi, che quando veniste al Mondo ci veniste ignudo, e ricordatevi ancora, che quanto haveste vi fù dalla Fortuna prestato. S’ella tutto ’l suo havesse voluto indietro non dovrebbe spiacervi, perche non le havereste dato nulla di vostro n’hà voluto parte habbiatele obligo. Pensate voi, che sognassero gli antichi quando dipinsero la Fortuna, con l’ali alle mani, e à i piedi? Non v’accorgete, che mostrarono, ch’ella non camina: ma vola, e che volando dona, e ritoglie? se quando eravate alla cima della sua ruota haveste considerato, che quanto sono più grandi i suoi favori, tanto più s’hà da temere della sua disgratia, non vi parrebbe strano l’accidente avvenutovi. Dissero alcuni, che la Fortuna è di vetro, che tanto è più fragile, quanto più risplende. Hor v’avvertisco, che allhora, che più temerete i suoi colpi, più sarete da lei percosso, perch’ella non sà vincer se non i timidi: ma, se di prudenza, e d’ardir v’armerete il cuore, v’affido, che questa mutabile, costante sol nella sua incostanza, rimarrà da voi superata, e vinta, v’havrei da dir molto: ma non voglio dirvi altro per non far torto al vostro giuditio. Sò, che v’appiglierete à miei consigli, che son fedelissimi state allegro, & avvisatemi, se la mia lettera haverà fatto in voi quel buon frutto, ch’io desidero, e spero.