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D’ISABELLA ANDREINI. 83

trice donna, voglio che vediate, che quest’anima offesa ingiustamente, sà così ben odiare, come ben seppe amare. Se voi mostrate d’esser veramente donna con la volubiltà, io voglio mostrar d’esser veramente huomo con la ragione, laquale mi darà forza d’odiar quell’ingrata bellezza, che sola fù cagione d’ogni mio male, e mi sarà facile, se l’amai à torto, odiarla à ragione; e se voi crudelissima vi pregierete d’haver disprezzata la mia leal servitù, e la mia candida fede, potrebbe anch’esser, che in vece d’haver corona di gloria, haveste flagello di pentimento.


Simili.


N

ON dee (ò bellissima Donna) lo spirito mio dolersi, d’ubbidire à vostri comandamenti, poiche con quelli tanto l’honorate, e certo ch’egli non se ne duole, anzi che non hà cosa, per cui più si pregi, e tanto più gode l’anima innamorata del dolce impero delle vostre leggi, che lontana da sì caro giogo, non trova cosa, che le piaccia, e non vivo contento, se non quanto muoio in me stesso, per viver soavemente in voi, e se alcuna volta in me vivo, me ne duole, conoscend’io, che vivendo in me, vivo come si vive in terra, e vivendo in voi vivo come si vive in Cielo. Non è dunque maraviglia, s’io amo più me in voi, che non amo me, in me stesso, e non è maraviglia, ancora s’io amo più voi, che me, e s’io ad altro non intendo, che


ad ubbi-