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LETTERE

sovverchio. Hò voluto Signor mio scrivervi, queste poche righe, per disacerbar in parte l’infinita passione, ch’io sento, e per farvi conoscer, ch’io fui tristo, e certo indovino de’ miei danni. Siate contento vi prego, di porgermi in tanta necessità, alcun fedel consiglio, e fatemi parte della bontà del vostr’animo, e della vostra prudenza; e s’è possibile trasferitevi di gratia fino à casa mia, poich’io non posso venir alla vostra, essendo per colpa di sovverchia passione, aggravato da febbre, alla quale pur ho fatto in modo forza, che v’ho scritto questa lettera. Venite di gratia, accioche raccontandovi le mie sventure, possa haver contento di vederle accompagnate dalla vostra pietà. Venite se ’l Cielo sempre vi difenda da così fieri, e tristi avvenimenti, i quali, benche antiveduti, affliggono sin’al vivo dell’anima, e dispiacciono molto più, che non farebbe l’istessa morte.


Della Sospetione.


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E ogni anima gentile, se ogni cuor nobile, e virtuoso, tanto al Mondo ha di bene, quanto per voi dolcemente piange, e soavemente sospira, come potrà esser giamai, ch’io mi rimanga d’amarvi? chi può mirar quegli occhi, de’ quali escono ad ogni hora di vero amore, e di vera pietate, vere faville, e non arder di fiamma inestinguibile? io per me v’amo, e son per voi come ad un grandissimo fuoco è l’esca,


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