Pagina:Lettere (Andreini).djvu/180


D’ISABELLA ANDREINI. 78

alcun nuovo modo di ringratiamento, per poter in parte rendermi gratie di tanto favore: ma che? se l’obligo, ch’io vi tengo, il qual non è punto inferiore alla gratia, che l’ha prodotto, non forma voci à se medesimo eguali, non è possibile, ch’io vi ringratij quanto debbo. Contentatevi dunque, con la gratia, che v’è piacciuto di farmi, di donarmi ancora quelle gratie, che si converrebbono, e ch’io non sò rendervi; e siate certo, che prima potrei viver senza cibarmi, che senz’amarvi; nè crediate, che hora la vostra lettera m’habbia mossa al vostr’amore, perche bench’ella sia atta a destare spirito, e senso d’amore nelle piante, e ne i marmi, non che in cuor di donna, io nondimeno haveva cominciato molto prima ad arder per voi. Non così tosto mi fu dato in sorte di vedervi, che mi giunse per gli occhi al cuore la vostra bella imagine, onde l’anima mia me da me divisa lasciando, venne a starsi con voi, e s’io son vissuta senz’anima così lungo tempo, è stato solo, perche la bella forma dell’imagine vostra ha fatto, e tuttavia fa in me quell’offitio, che già l’anima mia faceva; nè solamente il suo vago sembiante ha havuto forza di mantenermi in vita: ma mirabilmente anc’ha potuto rendermi riguardevole, tralucendo i suoi divini raggi da questo mio petto, non meno, che tralucer soglia lume da vetro rinchiuso; e s’io non contradico à quel bello, che ’n me di lodar vi piace, è solo, perch’io conosco esser in me commendata la vostra bellezza, e non meno in me medesima veggo il mio dolce Signore, di quello, ch’io vedrei me stessa, mirandomi in lucidis-


V     2          simo