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D’ISABELLA ANDREINI. 76

perche mi lamento io di voi? certo io v’accuso contra ragione, sicome contra ragione si lamenta dell’orgoglio del Mare, colui, che havendo una volta rotto il suo legno in uno scoglio, corre a precipitar di nuovo nel medesimo, & a farci naufragio. Doveva io per una parola lusinghiera, e ’ngannatrice dimenticarmi delle sofferte miserie? doveva io, per un semplice moto, che m’invitò a voi, scordarmi dell’aspro rigore, d’un’indurata voglia? ma che non può la speranza in amore? oh com’ella facilmente persuade un cuor, che per se stesso sia facile à credere. Ella mi persuase à creder veri, i sogni delle vostre parole bugiarde, e non finti, gli inviti della vostra mano (che voglio pur dirlo) rapace; & ecco, che tentato il vostro rigido cuore, lo trovo più che mai ostinato nella sua fierezza; ma com’è possibil’ò Amore, che strale di tempra sì dolce, faccia piaga sì amara? Hor sia che può, che le cose non anderanno, come voi credete, perch’io ò guarirò delle ferite, ò morirò celandole, riputando molto meglio il morire, che altro Telefo chieder à miei nemici soccorso. S’io havessi perduto con la liberta l’ardire, potrebb’esser, ch’io chiedessi piangendo, rimedio à colei, che mi ferì; ma niun tormento sarà mai così fiero, ch’ei possa costringermi à discuoprirvi nelle abbondanti mie lagrime, l’amoroso mio fuoco. Potrete ben farmi sopportar dolore; ma non potrete già fare, che del dolor mi doglia. Discaccia cuor mio i sospiri, e le lagrime, perche l’empia non goda delle nostre miserie Scrivi sopra la porta della tua dura prigione (libero vivo) così


cele-