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LETTERE

quanto la vostra crudeltà m’offende, egli vi mostri il dolor non finto, d’un cuor pieno di fede: facciavi egli sapere, in qual disperation mi pone una vostra orgogliosa parola, od un vostro severo sguardo, poich’io misero temo tanto il furor de’ vostri sdegni, che qualhora, per mia sventura adirata mi vi mostrate, io non hò altro conforto, che quello della vicina morte. Vi preghi Amore, per lo splendor de gli occhi vostri (che pur mostrano alcuna volta di voler haver pietà del mio male) à ricordarvi quanto per voi patisco, e vi assicuri, ch’io non hò altro desiderio, che di languir per voi, quando il mio languir vi sia caro. Vi faccia Amor finalmente certa, che la mia fede và del pari, con la vostra bellezza, e come la vostra bellezza è innenarabile, così la mia fede è indicibile, ch’io per me, altro non posso nè dirvi, nè scrivervi, se non, che i’ non voglio pensar mai ad altra, che à voi, nè amar altra bellezza, nè haver mai altro in memoria, che ’l vostro dolcissimo nome, e scrivendo, e parlando, scriver, e parlar solo delle vostre virtù, affine che ’l Mondo, tutto (se possibil sarà) le conosca, e sappia, che quant’io dirò, sarà vostro dono, come dono ancora della vostra bellezza, e ’l mio nobil desiderio, accompagnato da pensieri honesti, e da speranza virtuosa, laquale nutrendomi, fà ch’io senta soavi le pene, dolci i tormenti, e gioiosi i martiri.


Del