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LETTERE

va ad un’Agricoltore l’haver un campo e bello, e fertile, quand’egli il lascia per dapocaggine incolto, e sterile divenire. Non giova similmente ad una donna l’esser bella, e gratiosa, quand’ella non sà coglier il frutto della sua gratia, e della sua bellezza. Colei, che non si prevale di così raro dono è simile ad un’avaro, che più tosto si lascia di necessità perire, che del suo tesoro valersi. Ricordatevi dolce Signora mia, che merita di languir eternamente, colui, che havendo un male, e da se stesso potendo aiutarsi, anzi vuol patir, che sanarsi. Io per me giudico la bellezza esser non dono, ma di natura tormento, quando chi la possiede ò non sà, ò non vuol valersene. Sgombrate dunque dal cuor vostro ogn’affetto contrario alle amorose, & honeste dolcezze, e contentatevi di be[a]r voi stessa beando me, che desidero i vostri abbracciamenti, honesto marito, e non lascivo amante.


Scherzi amorosi honesti.


C

OLPA della crudeltà vostra ò non meno ingrata, che bella donna, senza speranza d’alleviamento alcuno, in me cresce l’affanno. Voi con lo splendore de’ begli occhi ardete questo mio cuore, e per sua maggior pena, e mia non lo consumate mai. Voi con le vostre parole spirate nell’anima un veleno, che non m’uccide. Voi mantenete nell’acqua del mio pianto, maravigliosamente


l’amo-