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D’ISABELLA ANDREINI. 59

roso incendio, che senza frutto alcuno ci và consumando. Se fosse così in arbitrio mio, com’è in poter vostro il terminar le nostre angoscie, sò, che i non sarei pigro alla commune salute; ma non vuol Amore, ch’i’ possa tanto. Sentiamo bene voi, & io, amando, pari tormento; ma è dato à voi sola il potercene liberare, e pur non volete, e pur gli affanni crescono. Deh risolvetevi dolce Signora mia, d’aiutar i nostri cuori, mentre che siete à tempo, ch’io vi giuro, che se troppo tardate, giungerà per me l’aiuto vostro, intempestivo e tardo.


De i Pensieri.


S’

EGLI è vero, che i Cieli stieno in continuo moto, che l’aria sia sempre incostante, che ’l Mare non habbia fermezza, che la Terra vada con le stagioni mutandosi, che la Natura sempre varij, e che per le sue tante varietà sia chiamata bella. S’egli è vero, che le anime nostre cercando ogni hor d’imparare amino la novità, e s’egli è vero, che i corpi nostri stessi, col variar dell’anno, vadano parimente variando, ond’avviene (misero me) che mutandom’io con le stagioni, & essendo sforzato ancora da dura necessità à mutar luogo, e terra, io non possa mai mutarmi di pensiero? anzi in ogni tempo, e ’n ogni luogo io penso di voi, nè mai si muta il cuor mio nell’amor vostro? nè mai guarisce delle sue amorose


ferite?