Pagina:Lettere (Andreini).djvu/137


LETTERE

il miravi, mi conosco morto, e morto parimente è in me il desiderio di vivere, reputando io acerbissima morte, il viver senza, vedere la sola, e vera cagione della mia vita.


Del tardo soccorso.


H

OR poiche Amore, congiurato con voi à miei danni (crudelissima donna) accresce di giorno in giorno i miei martiri, è pur forza, ch’io allarghi il freno alle lagrime, a i sospiri, & a i singulti, e, che dispieghi scrivendovi il mio dolore. Io mi trovo (misero) in un laberinto di confusi pensieri, e conosco, che gli elementi sono per me tornati nella lor prima confusa massa: posciache questo mio terreno individuo confusamente è misto dall’acqua del mio pianto, dall’aria de’ miei sospiri; e dal fuoco ardente, che ’n ogni parte del mio corpo sfavilla. Per me non risplende il Sole; ma l’aria è continuamente coperta d’oscurissime nubi. Per me l’Aurora s’è mutata in una fosca sera, e ’l giorno in una tenebrosa notte, e quando misero penso, che tutto questo m’è avvenuto, per servir à Donna crudele, non trovo pace in me stesso, e sono sforzato à credere, che Amore non alberghi nel Cielo, che s’egli nel Cielo fosse, ver me sarebbe pietoso. Hor godete, posciach’io sfortunatissimo amante, colpa d’Amore, e vostra, son’à tal condotto, ch’i’ non sò quel, ch’i’ voglia, e quanto più vò innanzi, tanto più son


misero