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D’ISABELLA ANDREINI. | 44 |
qual è velenosa, e qual ha virtù medicabile. De i fiori qual ha odore, e qual è senza. Delle piante, qual non fa frutti, qual gli fa dolci, qual acerbi, qual d’esse ha l’ombra nociva, e qual giovevole. Dell’acque alcuna è dolce, fresca, e chiara, & alcun’altra amara, calda, e torbida. De gli animali, qual è crudo, e qual è piacevole. De gli huomini, qual è dato all’arme, qual alle lettere, e qual ad altro, basta, che tutte le cose create serbano la qualità, che loro ha data il Cielo, e la Natura: hor io nacqui ad amarvi, & voi nasceste all’essermi crudele; convien dunque, che ogn’uno segua ciò, che sua natura comanda. Voi con l’arme della fierezza, & io con quelle della costanza faremo prova nell’arringo del Tempo, di cui habbia da esser la desiderata vittoria.
Del medesimo.
ERTO non havea conoscenza d’Amore colui, che ’l finse fanciullo, senz’occhi, senza giuditio, e nudo non meno di consigli, che di spoglie, poiche bisogna esser huomo, & huomo accorto per saper ferir senza uccidere, & arder senza incenerire. Bisogna haver gli occhi, e molto più acuti di Lince, per veder come, e dove s’hanno da por i suoi seguaci, per nasconder i cari furti delle desiderate lor gioie. Bisogna esser in estremo giuditioso, per saper ammaestrar chi serve in tutto quello, ch’ad amante diligente conviensi,
e sopra |