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D’ISABELLA ANDREINI. 38

pensiero, perche penserete il falso, essendo che, io sò benissimo, che tanto è lodevole, la mutatione nelle cose mal fatte, quanto la fermezza nelle cose honeste. Non v’avvedete, che, se metterete in disputa l’honor mio, non sarà senza pericolo della vita vostra? Se le vostre dimande fossero lecite, vi farei vedere, che non sarei men pronta al concedere, & al donare, di quel, ch’io mi sia al dissuadere, & al riprendere: ma voi non bramate d’esser sodisfatto secondo il dovere dell’honestà mia: ma secondo l’appetito del desiderio vostro; e mentre mi pregate, ch’io metta fine à i vostri sospiri, alle vostre lagrime, & alle vostre pene, m’aveggo, che voi cercate d’impoverir Amore de’ suoi tesori, perche gli amanti, non sono tributarij d’altro ad Amore, che di sospiri, di lagrime, e di pene. Dite ancora, che non penate, per amarmi: ma, perch’io son crudele: & io con pace vostra rispondo, che non è così, perche, se non m’amaste poco v’importerebbe, ch’io fossi, o crudele, o pietosa: e se pur crudele non mi volete, lasciate l’amore, ch’io lascierò la crudeltà. Se ricercaste l’amore, e non il frutto d’amore, sarebbe facil cosa, anzi dovuta il concedervelo: ma sò, che più il frutto, che l’amore desiderate; onde vi dico chiaramente, che non voglio concedervi, nè l’un, nè l’altro, siche lasciate affatto ogni speranza, e sovvengavi, che precipita nelle miserie colui, che spera cose non covenevoli, e ’ngiuste.


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