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III
 


Voi, o valoroso e gentile Signor Conte, eravate venuto alla scommessa di dodici lucenti zecchini, se un verso solo più scrivevate in occasione di nozze; e intanto per le mani di un egregio fratello vostro filosofo e teologo veramente dotto, e amico mio candido e soave voi a leggere mi presentate un quattrocento, o cinquecento versi di un vostro bello e splendente Ditirambo, che ha per titolo l’Amor Conjugale, contenuto in un tomo di poesie fatto per nozze; e ne volete per cortesia di domanda il mio giudizio. Se mai aveste composti i versi, perchè le preclare famiglie, che voi celebrate vi fossero parute tanto degne di can-

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