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versi dell’elegante vostro Concittadino il Padre Bettinelli; e se uno Storione s’introducesse, o un Tonno di trecento e cinquanta libbre, tutta richiederebbesi la maestà del poema Virgiliano. E giacchè si è nominato il bravissimo P. Bettinelli, io, come io, non posso non fare di passaggio una considerazione, che recherà a lui gran rossore e dispiacere. La considerazione è questa: che, mentre egli scrive versi felicissimi contro ai versi delle Raccolte, i pesci stessi (chi l’avrebbe pensato mai!) somministrano materia alle Raccolte: e che i pesci hanno aspettato a farsi udire almeno tanto solennemente, ch’egli venga in Italia, essendo vissuti moderati e quieti, finchè egli o viaggiò la Germania, o abitò Parigi: e che sono i pesci appunto del lago di Garda, i quali menano tanta superbia, mentre egli soggiorna in Verona, che dal lago di Garda si vuol riverire; lo che è come un volerlo senza modestia insultare sul volto. A lui non resta che la disperazione, e la vendetta. E la vendetta potrebbe esser comandar, che si acchiappino quanti più si possono di quei pesci primarj, e dirò così, patrizj del Lago; e in tutta questa quaresima che incomincia dimani, non voler mangiare altro; perdonandola intanto agl'