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appunto si è la limosina, che trovasi difficile perchè non si confà col disordinato affetto di arricchire, e colla cieca ingordigia di accomunare sostanze.

Sia pertanto la limosina in circostanze, come sono le attuali, che si sentono calamitose e gravi, secondo lo stato e la condizione di ciascheduno, e non così scarsa che non si possa riconoscere il desiderato compenso. Il compartire una qualche moneta d’infimo valore ad un poverello sarà certamente per taluni un’elemosina non solo compensativa, ma fors’anche eccedente le forze della condizione di chi la conferisce, ma sarà poi tale per chi è onusto di danaro e di dovizie, ovvero abbonda di ogni genere di biade.......?

Lasciamo ai nostri Ven. Fratelli Pastori delle anime nel leggere questa Lettera al loro popolo per due continue Feste, siccome loro commettiamo, di perorare la causa dei poveri; ed alle loro esortazioni aggiungeranno quella di aver presenti nelle orazioni, che nel tempo della Quaresima farannosi più fervide e prolungate dai Fedeli, primamente la Santità di N. S. PIO VIII., l’Augusta STIRPE SABAUDA che ci governa, ed anche la persona di Noi, che con tutta l’effusione del cuore compartiamo a tutti la pastorale benedizione.

Novara; dal nostro Palazzo Vescovile li 10. Febbrajo 1830.

GIUSEPPE Card.le Arc.o-Vescovo

P. Basso Segret.o