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ai pascoli salutari, che eglino stessi non conoscono, o dispregiano più tristamente.

E perciocchè vanno oltremodo per ogni parte crescendo i libri sommamente pestilenziali, per lo cui mezzo il linguaggio degli empi a guisa di cangrene1 propagasi in tutto il corpo della Chiesa, vegliate sul vostro gregge; ed a guardarlo dalla peste di cotai libri, di che altra più mortale non v’ha, non risparmiatevi alcuna fatica, e colle parole di Pio VII. Nostro Predecessore Santissimo e Benenefattore avvertite2 le pecorelle di Cristo alla vostra cura commesse, che debbano quel pascolo solo estimar salutevole, abbracciar quel solo, e di quel solo nutrirsi, a cui le invia la voce, e l’autorità di Pietro; ma quel pascolo, da cui questa le richiama e distorna, debbano estimarlo al tutto nocevole e pestilenzioso, averlo in grandissimo abborrimento; nè si lascino adescare da veruna apparenza, o pervertire da qualsivoglia lusinga.

Ma per la natura de’ tempi, in che ci abbattemmo, giudichiamo bene di raccomandare più caldamente che possiamo al vostro zelo per la salute delle anime questa cosa ancora: ella è, che premurosi della santità del Matrimonio, inspiriate nel vostro gregge una riverenza sì forte di quello, che mai non si commetta nulla che la dignità avvilisca di questo gran Sagramento; mai nulla, che alla integrità inviolabile del talamo disdica; mai nulla infine, che svegli alcuna dubbietà intorno alla perpetuità


  1. 3. a Timot. II. 17.
  2. Nelle lett. a tutti i Vesc. date da Venezia.