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si beffeggiano le divine funzioni, e divenuto esecrazione dell’empio il culto di Dio1; le cose che sanno di Religione in conto si tengono di favole anili, e vane superstizioni dei Sacerdoti. Pur troppo ruggirono contro Israello terribili leoni2, piangendo lo diciamo; collegaronsi pur troppo contro il Signore, e contro l’Unto di Lui; pur troppo gridarono gli empi: Struggetela, struggetela fino da’ suoi fondamenti3!

Mirano a questo colle orridissime lor trame i sofisti di questa età, che niuna differenza ammettono tra le diverse professioni di fede, e pensando che qualsivoglia Religione apra egualmente a tutti il porto della eterna salute, tacciano da leggieri e da stolti coloro, che abbiurando la Religione in che furono allevati, n’abbracciano un’altra, fosse pur la Cattolica. Ah, orribile mostro d’empietà, che è questo! poichè ugual lode, e prerogativa di giustizia e di rettitudine comparte alla verità ed all’errore, alla virtù ed al vizio, alla onestà ed alla turpitudine. Mortifero senza dubbio è questo sistema della indifferenza delle Religioni, sistema dal solo lume della natural ragione rigettato, la qual ne avvisa, che di Religioni tra loro discordi, se l’una è vera, l’altra di necessità è falsa; e che nulla società può esservi tra le tenebre e la luce. Contro le insidie di questi astuti nemici bisogna, o Venerabili Fratelli, far avvertiti i popoli, che sola è


  1. Eccles.co I. 32.
  2. Gerem. II. 25.
  3. Salm. CXXXVI. 7.