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cardine di tutta l’Opera sondasi su un tale postulato. Io previdi ciò, che veggo essere avvenuto, che si sarebbe dubitato dell’inutilità in pratica del metodo e delle formole di Moivre; procurai d’andarne al riparo, ma confesso non a sufficienza. Alla pag. 93. e seg. ho indicato come poteasi sciogliere quel primo Problema in tutta la sua generalità, ed ho ripetuto il medesimo alla pag. 149. e seg. stando sempre sul raziocinio, sul calcolo, sul metodo dell’Autore stesso; il quale subito al Problema secondo dimenticasi della legge prefissasi, e suppone che i decrementi della vita sieno in progressione geometrica o sia in ragione costante; anzi tanto lungi dall’astringersi all’osservanza di prammatica alcuna, dà una formola, che non è fondata nè sull’equabile decremento della vita, nè sulla ragione costante, ma però tale che assegna i valori molto prossimi ai veri e calcolati. Vedasi pag. 71. e 123. Lo stesso dicasi del Problema terzo, ec. Ma discendiamo all’esame delle soluzioni dei Problemi date dall’Autore, e vedremo come queste sono o generali o facilmente adattabili a qualunque legge si voglian soggette le Probabilità di morire, anzi come la massima parte delle di lui formole sono assolutamente generali.

Ma prima ch’io venga alla dimostrazione di questo mio assunto, permettetemi che qui ripeta il significato di alcune parole, che avrò occasione di usare.

1. Supponendo, che le Probabilità della vita decrescano in progressione aritmetica in modo tale, che per esempio di 36. persone ciascuna dell’età di 50.


anni,