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potercene formare alcun buono argomento per rigettarle. Dello stesso parere è il sig. marchefe Scipione Maffei, decoro, ed ornamento ben grande della letteraria repubblica, cui avendo io motivata, la vostra difficoltà, egli mi rispose ne’ seguenti termini „ Le dirò, che benché ssi veda qualche tratto di carattere minuscolo in una lapida dopo i primi 4. secoli, non è da farla sospettar moderna " Nelle opere del Buonarroti, e dell’Aringhio ò io trovati esempj di quasi tutte le lettere minuscole, eziandio in tempo, in cui era in uso l’antico tondo, e quel ch’è da più notarsi al caso nostro, che anche nelle lapidi di carattere tondo soleano qualche lettera minuscola, o corsiva, che vogliam dire, mescolare, forse per vaghezza di variare le figure, o per proprio capriccio. Debbo però sinceramente dire che fin'ora non mi è avvenuto di vedere esempio dell’e minuscolo, che l'ò sempre trovato in questa maniera Є espresso, e bene spesso unito in una medesima lapida all’E latino. A me non pare granfatto che lo scultore o per ignoranza, o per accidente, o anche per propria volontà abbia inciso un e coll'occhio chiuso, in vece di farlo aperto, come portava l’ordinario stile di que’ tempi. O qui sì che puossi ripetere l’antico proverbio Cornicum oculos configere, Cic. in orat. pro Murena. Tuttavolta per trovarne qualche esempio presi l’espediente di scriverne al celebre sig. abate Francesco Mariani, famæ fuper æthera notus, cui pregava di far diligenza ne’ collettori più accurati d'antiche iscrizioni per questa bisogna, parendomi cosa assai strana esser l’u-


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