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Quest’altra la potrete vedere nel §. 8. n. 2. della dotta diatriba, de vet. Chr. Crucif. signo del P. Paciaudi l’oggetto di profonda letteratura.

iiI. . . . . ME  
  MAMMÆ  
  SVAE           

Ella è riferita nel §. 8. n. 7. della elegante Diss. sopra le antichità di Ripa Transona dello stesso P. Paciaudi, e quantunque nell’apografo, ch’egli ne dà, non vi sia il primo dittongo unito, tuttavolta nella pietra da me riconosciuta evvi il dittongo Æ. Altre iscrizioni potrei qui citare, osservate dall’eruditismo P. Maestro Antonio Ortolani dell’Ordine de’ Predicatori, che cortesemente mi à mandate trascritte, altre prese dall’Aringhio, Roma subter. lib. 3. cap. 3 & 22. lib. 4. cap. 7. 18. 37. & 35. dal Marangoni, delle cose Gentil. cap. 82., e da sì fatti collettori di prischi monumenti, ma per non vi tediare in una cosa messa già in chiarissimo lume, talchè dubbio non resta, tralascio di farlo, per pattare all’ultima vostra critica.

La terza, ed ultima prova, che recate per dimostrar falsa l’iscrizione della pietra di Ripa, si è quell’Є di forma minuscola, quasi che simil lettera non fosse in uso appo gli antichi. Questa opposizione è assai debile, perchè nelle lapidi, particolarmente de’ bassi tempi, si vedono da chi le à sotto gli occhi tali nessi, variazioni, e capricci nel modo di scolpirle, che pare da questo non


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