lapida ritrovata nell’anno 1718., l’altro la bolla d’Innocenzo III. in cui dice, che l’odierno castello di Poggio Cupo vien chiamato del Poggio di Cupra. Sentite ora, se vi aggrada le riflessioni da me fatte sopra i medesimi. Quanto al primo fa d’uopo che vi rammentiate di quel che affermate nella dissertazione inserita fra gli opuscoli Calogeriani, cioè esser nell’ultima linea del marmo assai chiaramente inciso CVPRIENSES MONTAN, aggiustando poscia nell’errata MONTANI. Bene: ma io comprender non so come voi abbiate indi nella lettera stampata in Pesaro nel 1748. dal mezzo del CVPRIENSES e dal fine del MONTANI sbandite le due innocentissime vocali I. Se la scittura era più che nitida, non potevate prendere abbaglio, e tanto più, perchè dite di aver anche in oggi buona vista, e qualche pratica nel leggere antiche iscrizioni; se poi le lettere vi erano sfuggevoli perchè stampare perquam nitidissime conscriptus visus est? Ma o vogliate stare alla prima dissertazione, oppure vogliate far buona la seconda soltanto, non potrete nè coll’una, ne coll’altra l’inverosimiglianza evitare della vostra pretesa scoperta. Perciocchè o sia stato il P. Abate D. Pietro Canneti, cui Voi meritamente appellate vir eruditissimus, e che suppongo sia quel desso, del quale fa menzione il chiarissimo P. Abate D. Pietro Paolo Ginanni nell’insigne sua prefazione alle Rime de’ Ravennati pag. 39., oppure Angelo Tacchi, cujus [sono vostre parole] recens est, nec tenuis fama hic in patria sua, che mandò un apografo della Massacciese iscrizione al Muratori d’