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presentate dal deputato alla tassa personale. Nelle città poi non si ammettono indistintamente i proprietarj, ma si procura comprendervi una certa proporzione di commercianti. Non è vero che voi abbiate preso di mira il maggior possesso; poichè un’azione ipotecaria di 10 mila lire non è maggior possesso di un milione in carte anonime. Due strade dunque rimangono: o rendere tutte le azioni nominali, o condizionare al deposito di un certo numero d’azioni anonime il diritto di partecipare al voto ed alla vigilanza. Io preferisco la prima alternativa.

Se i generosi si sono offerti per salvare il paese in un momento di pericolo e lo hanno veramente salvato, non è provido pensiero aprir tosto un’altra voragine; perchè la generosità delusa si stanca, ed è omai tempo di adoperare il criterio nostro e non le limosine altrui.

Le azioni che meno mi quadrano sono le ipotecarie; e parimenti sono quelle che meno quadrano al publico, come mostra il loro corso costantemente inferiore al paragone delle altre. Eppure non sono che trecento, e siamo in un paese dove si conta qualche centinaio di possidenti, uno solo dei quali basterebbe a collocarle tutte.

Adesso vuolsi mettere ogni cura ad avere uno Statuto ragionevole; e ad onta di tutti i nostri sforzi credete pure che rimarrà sempre qualche lato debole e imperfetto. Quindi non dubitate che alla perizia dei Direttori possa mancare campo ad esercitarsi. Del resto io non credo offendere chicchessia quando dico che se la maggioranza dei membri di una società viene in breve tempo a cangiarsi (ciò che al Monte-Sete è già manifestamente avvenuto) i sottentrati hanno diritto a scegliersi amministratori di loro piacimento; appunto come chi compera un podere ha diritto a porvi un fattore di sua confidenza. L’assomigliare i direttori alle tegole del tetto mostra in voi la precisione del criterio.

A voi pure, illustre sig. De Welz, ho qualche cosa a dire. Voi siete valente in teoria, dacchè avete insegnato all’Italia la Magìa del Credito, la quale, secondo voi, consiste nel fare i de-