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IV. POMPEO IN EGITTO 93 da Bruto tra i più crudeli tormenti, segnalarono ancor essi la vendetta del cielo contro l’empietà. v. 942. Parafrasi di quel verso di Publio Virgilio Marone che il famoso Filippo Strozzi scrisse prima di uccidersi colla punta del suo stocco nella camera ov’era rinchiuso, cioè: Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor. v. 958. Parole simili a quelle che pronunziò Giulio Cesare, allorché udì narrarsi la morte di Catone di Utica, uccisosi da se medesimo per non sopravvivere alla rovina della repubblica, e per non cadere nelle mani del vincitore. v. 964. Allorché il retorico Teodoto presentò a Giulio Cesare il capo e l’anello di Pompeo, egli fece comparire il suo sdegno contro i traditori, e compianse la morte del suo nemico. Dicesi ancora che egli versasse delle lacrime. Dione asserisce che queste erano finte; e, sebbene Cesare conservasse sempre le apparenze esteriori di mestizia per la morte di Pompeo, ed ordinasse che il corpo di questo infelice generale fosse abbruciato co’ più preziosi profumi, e che le sue ceneri fossero onorevolmente deposte in un tempio, quasi tutti però s’accordano nel creder finto il suo dolore. O soupirs! ó respecl! o qu’il est doux de piaindre le sort d’un ennemi, quand il n’esl plus à craindre. . V E PI G R A M M I (1812) Onine epigramma sii instar apis; sii acuir us illi, sint sua niella, et sii corporis exigui. DISCORSO PRELIMINARE SOPRA L’EPIGRAMMA Epigramma vien definito da M. Lacombe «un poemetto, che terminasi d’ordinario con un pensier vivo, vibrato e inaspettato. Possonsi distinguere — segue egli — due generi d’epigrammi. Il primo raggirasi intorno dizioni unite o contrarie infra loro : la seconda specie consiste nel giro de’ pensieri. Di questi pensieri d’epigrammi altri son vivi e sorprendono, altri son puramente natii e dilettano colla loro sola semplicità». L’arguzia ed il sale dell’epigramma forman