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T. PUERILI TOLOMEO. Intesi assai: non più. Ritorna al tuo signore, a lui fa’ noti i sensi miei. Si, grato, il dissi, a Cesare son io, ma i diritti ognora d’amistà rispettai. No, quella pace, ch’offre all’Egitto il vincitor romano, di me degna non è; tranquillo il mondo fia solo allor che d’equitade i dritti rispettati saran. Non odio o sdegno, di vendetta desio, di sangue e stragi me non spinge a pugnar: la fé, le sacre voci sol di giustizia a me la destra arman del ferro a sostenere eletto di libertà, del vinto duce i dritti. Vanne, ritorna al campo. Il fier tiranno muova all’assalto, e ferro ed armi e faci in opra ponga ad atterrir le schiere fide all’Egitto e al vinto duce: immoto Tolomeo resterà; sol quando il ferro avrà l’altèro vincitore immerso in questo petto, egli potrà sicuro d’Alessandria signor farsi e di Roma. Parte. SCENA QUARTA Fulvio, Teodoto, Achilla. FULVIO. Udisti, amico? TEODOTO. Udii, tutto previdi; ma non però senza difesa e scampo