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70 i. puerili

SCENA SECONDA

Fulvio e detti.


teodoto.


                                            Oh quanto
io godo, amico, in rivederti alfine,
dopo si grave lontananza e tante
435aspre vicende e impreveduti eventi!
Già ti conobbi in riva al Tebro un giorno,
e a poco a poco in noi crebbe l'affetto:
all'avanzar degli anni, alfin ci volle
disgiunii il fato, te di Roma il suolo
440possiede ancor, me dell'Egitto il regno
trasse il destino ad abitare. Eh, quale
ventura in Alessandria or te condusse?
eh, qual te, fido amico, il patrio tetto
strinse ad abbandonar?


fulvio.


                                        Compagno a mille
445prodi guerrieri, le paterne mura
con la tenda marzial cangiar mi piacque.
Sfidare in campo le nemiche schiere,
dar di fiero valor non dubbie prove
fu mio desio. Già brama tal mi punse
450sin dai verd'anni; d'una spada il lampo,
il balenar di un rilucente scudo
di marzial valor vive scintille
destavanmi nel cuor. Cedetti alfine
al fervido desio, men corsi al campo.
455Quivi al fragor delle guerriere pugne
s'accrebbe il mio valore: abile appena
a sostener fui d'una spada il peso,