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iv. pompeo in egitto | 65 |
Vinta ella cadde: di Farsaglia i campi
290parlan di sue sconfitte; in cielo è fisso!
Quella che serve tante genti rese
serva essa stessa alfin. Tu vanne, amico;
del roman duce in cuor destar procura
men fieri sensi, ei ceda un giorno e il sangue
295risparmi ornai si vanamente sparso.
Parte Teofane.
SCENA SESTA
Teodoto solo.
Il tutto arride a' miei disegni. Avanza
Cesare il prode; ei d'Alessandria in breve
signor sara, ma sol per poco; il capo
del fier Pompeo fia tra l'Egitto e Roma
300di pace mediator; nulla si oppone
al mio desir. Forse... ah! da me va lungi
troppo vana speranza... ah! forse un giorno
stesso acciar, che del romano duce
sen passò, di Tolomeo potria
305farsi uccisor, forse su questa fronte
il diadema regai... No, nulla al forte
impossibil fu mai: si, tutto puote
magnanimo valor, marziale ardire.
Questo mio petto del secreto arcano
310sia geloso custode..., il regno, il trono
l'aureo scettro regai... gradita immago,
ah, qual commuovi i sensi miei!... T'accheta
ambizioso mio cor... quanto d’un regno
puote la speme! Ah! si fomenti un tale
315generoso desio; lusinghe e doni,
armi, forza, costanza, ardir, valore,
tutto s'impieghi al desiato fine.
G. Leopardi, Opere - X | 5 |