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62 i. puerili

195somiglian di boscosa ampia foresta,
che, dall'urlante soffio di Aquilone
agitati e commossi, all'acque immense
del mar simili fluttuando ondeggiano.
L'aquile altere minacciami orrende
200spiegan ribelli il volo. Ognor più presso
fassi il nemico stuol; fra brevi istanti
assaliti sarem tra queste mura.
Nulla resta a sperar, cadrem ben presto
sotto il nemico acciar. Miseri! ah, dove
205ci trasse il rio destin? Sconfitti, erranti
non ci volle egli sol; di morte in braccio
ci spinge, e vuol del nostro sangue alfine
l'empia brama saziar...


Pompeo.


                                     Vile, ti accheta.
Qual t'ingombra timor? Si presto adunque
210tu cedi alle sventure? Ah! non mostrarti
dell’amicizia di un romano indegno.
Quale insana viltà? Cesare adunque
invincibil tu fingi? eh, non rammenti
i campi di Dirracchio e il di felice,
215in cui tremar tu l'oppressor vedesti,
fuggir gli empi ribelli, e sotto ai colpi
delle romane spade a terra stesi
farsi co' corpi estinti a' nostri passi
orrido inciampo? Ah! se non cadder franti
220di libertade i lacci, e se in quel giorno
non dispiegàr gloriose a Roma il volo
l'aquile fide al vinto duce in faccia,
colpa fu del destin. No, che il valore
non mancò ne' romani: e, vii, tu puoi
225di Cesare temer, tu in faccia all'empie
turbe ribelli inorridirti, e il volto
mostrar coperto di pallor? No, ch'io