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52 i. puerili

Fotina, il quale avea l'autorità di primo ministro, adunò il consiglio, nel quale fu proposto se dovesse o no riceversi Pompeo. Il retorico Teodoto fu di opinione che dovesse a lui permettersi di approdare, e quindi di ucciderlo, per cosi obbligarsi Cesare, e non aver di che temere dalla parte di Pompeo. Fu seguito il suo consiglio, ed Achilia, uomo di singolare audacia, incaricossi della esecuzione. Prese egli seco Settimio, di nascita romano, e Salvio con altri sgherri, e postosi in una barca avanzossi verso Pompeo, il quale nel suo vascello stava attendendo la decisione del Consiglio1. Invitatolo ad approdare, Pompeo inviossi verso la spiaggia, alla quale essendo giunto, nell'atto che egli si levava appoggiandosi ad un suo liberto, Settimio diedegli un colpo di spada dietro alle spalle. Salvio ed Achilia unironsi a Settimio, e Pompeo vedendosi circondato da questi sicari, gittato un sospiro, prese, per coprirsi il volto, i lembi della sua veste, e senza dir parola si lasciò trucidare2. Sopra quest'ultimo fatto è fondata precipuamente la presente tragedia, nella quale si son tolte alcune vere circostanze per sostituirvene delle altre più proprie e più adattate all'intreccio della medesima.

  1. «His tunc cugnitis rebus, amici regis, qui propter aetatem eius in procuratone erant regni, sive tintore adducti, ut postea praedicabant, sollicitato exercitu regio, ne Pompeius Alexandriam Egyplumque occuparet; sive desfiecta eius fortuna, ut plerumque in calamitate ex anticis inimici exsistunt; iis, qui erant ab eo missi, palam liberaliter responderunt, eumque ad regem venire iusserunt. Ipsi ciani consilio inito, Achillam praefectum regium, singolari hominem audacia, et L. Septimium tribunum militum ad interficiendum Pompeium miserunt. Ab his liberaliter ipse appellatus, et quadam notitia Septimii producius, qued bello preedonum apud rum ordinem duxerat, naviculam parvulam conscendit cum paucis suis; et ibi ab Achilia et Septimio interficitur». Caesar, ibidem, cap. 104.
  2. Vedi Rollin, Storia romana, t. 17, lib. 44, § II.