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I. PUERILI 5 A MECENATE (libro II, ode XV). Con le penne inusitate sopra il suol m’innalzerò, e biforme ardito vate le cittadi io lascerò. E per sempre il rio livore da me vinto ora sarà, e il funesto aspro dolore da me ognor lontano andrà. Non io, figlio di mendico genitor, potrò perir, né, di te diletto amico, all’Averno dovrò gir. Già di scabra mi rivesto aspra pelle, e in bianco augel son cangiato, agile e presto, già m’innalzo inverso il ciel. Più di Dedalo veloce verso il Bosforo n’andrò, e, sciogliendo la mia voce, l’aspre Sirti io mirerò.