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INTORNO ALLA «TELESILLA» Dirò primieramente che, se vorranno chiamarla « tragedia », potranno, tanto perché i poemi, secondo me, non si definiscono a proporzione della misura e del numero dei palmi, quanto e perché molte tragedie greche sono più brevi di questa, nessuna è distribuita in atti, come credo che sappiano. Se non vorranno, faranno anche benissimo a non cercar altro e curarsi meno dei nomi che delle cose. Catastrofe luttuosa ed esposta sulla scena. Rappresentazione di oggetti pastorali e campestri che non sono comici per se stessi, in luogo dei plebei tanto cari agl’inglesi e ai tedeschi. Servire ai tempi e ai costumi senza mancare alle regole naturali non arbitrarie. Forza e verità moderna della passione, per la prima volta unita alla semplicità e agli altri pregi antichi. Dirò in secondo luogo com’io non ho creduto che l’attenzione e la curiosità degli spettatori si dovesse conservare con quel miserabile mezzo dei nodi e viluppi intricatissimi, in luogo della continua viva ed efficace rappresentazione della natura e delle passioni umane. E ho stimato che la semplicità delle azioni allora sia biasimevole quando è tutt’uno coll'uniformità e colla noia. Ma la varietà e l’efficacia non consiste nei laberinti, come debbono credere coloro che non hanno tanto capitale di sentimenti e di affetti da mantener sempre e rinnovare a ogni tratto la commozione, ecc. E poiché l’Italia non solamente nella lingua, ma eziandio nelle lettere e ne’ costumi, è diventata, si può dire, una colonia francese, li voglio pregare che questa volta si contentino d’essere italiani, e, amando la dignità,non raccapriccino della natura, e,amando l’eleganza, non si spaventino della semplicità, ecc. Finalmente vorrei che si persuadessero che dal classico al francese ci corre un grandissimo divario, e che, se la miglior parte degl’intelletti ha ripugnato alle fole che chiamano « romantiche »,