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ii. abbozzi e prime stesure 211

manifesta. Si scopre l’inganno tra Tancredi e Dudone del vecchio. Erminia informa Tancredi della missione di Vafrino e delle nuove che porta e com’ella sia venuta, ecc. con lui, ecc. Imbrunendo la notte (giacché tutto si può esser passato tra il tramontare e i crepuscoli), si scoprono tutto intorno ai colli opposti a Gerusalemme i fuochi dell’armata egiziana. Domani si combatterà.

Tancredi: — Qui dunque non siamo sicuri. Saremmo s’io non mi trovassi in questo stato. — Così s’inviano a Gerusalemme.

  • . . . . Parmi che sia quel desso:

povera Antiochia, già te per certo
non conteran fra le città beate.

Si avverta che la domanda di Erminia al vecchio intorno a Tancredi segua la nuova ch’egli le dà della presa di Gerusalemme, per togliere l’inverosimiglianza che essa non sappia di Tancredi quelle cose che poteva saper Vafrino, il quale gliele avrebbe certo dette; e perciò si badi ch’ella non si mostri ignorante di quello che deve aver saputo da Vafrino.

Vicino è’1 monte e la città ch’è sopra
e n’adombrano il sol ch’hanno a le spalle
de le torri, dei tetti e delle mura.