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208 | ii. versi frammenti e abbozzi |
Erminia
Oimè! credea
vederlo questa sera e tu mel nieghi.
Oimè! lascia ch’io venga: ei non c’è rischio
veruno; o se pur c’è, non sarà grande.
Passato ho tante notti, ecc.
Vanno; trovano il vecchio colla moglie e uno de’ figli. Vafrino li saluta, espone il caso, acconsente il vecchio cortesemente; dice Vafrino partendo e ringraziandoli: Ambo ecc. e non daravvi impaccio.
Poco le basta e partirà dimani
com’io venga a ritôrla in su l’aurora.
Parte. Accoglienze.
Erminia
Quest’è la tua famiglia?
Vecchio
È questa
com’al ciel piace, e questa è la mia donna,
quest’è l’un de’ figliuoi, ecc.
Poi la trattiene, mostrandogli i campi danneggiati dalla guerra vicina, additandogli questa pianta guasta, tagliata, ecc., lamentandosi, ma senza amarezza, placidamente, raccontandogli: — L’altro giorno vennero e corsero giù per questo, ecc., dietro a una pecora, ecc. — Ingiunge alla moglie di portarla dentro a veder la casa col figlio, dicendole: — Adagiatevi, — offrendole da sedere che sarà stanca, ecc., anche prima, cioè tosto arrivata, perché vede venire il gregge coll’altro figlio o figlia, e, quando l’avrà fatta ricoverare, sarà con loro. Arriva, lo palpa, ecc. — Che ha quest’agnella? ecc. — Lo ricovera.