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ii. versi frammenti e abbozzi

Che è quel viso cosi languidamente afflitto, che par dire: — Sono una sventurata, merito compassione, compatitemi se volete, — ecc. Ahi! ahi! a chi mi porta triste nuove di lei, che pur non m'appartiene, cerco di sofisticare, di patteggiare, per farle men cattive; ma inesorabili combattono ogni mio argomento e mi dimostrano che quelle son pessime e non c'è speranza, ecc. Ma non possiamo far niente per lei? Per carità, voglio andar io, veder s'è possibile, consultiamo i fisici, qualche rimedio. Niente: poveri mortali, contro la morte, né nostra né altrui, non possiamo niente. Ed io ti vedrò morire, o sfortunata, struggendomi e stendendo le braccia e pregando tutti i numi, e affannandomi invano, ch'io non posso, non posso nulla. Dunque morrai, o cara? Si: io mi dispero. Oimè! sei vissuta innocente, ecc. Tutto ti può far la fortuna, ma non toglierti la virtù della tua vita. Oh! non piangere, se mai.... Anch'io son giovane e ti verrò dietro tosto tosto; e poi la vita è già tanto breve per tutti. Aimè! tu pure saresti stata capace di peccato; anch'io, io che, ecc., tutti; ora muori innocente.


a quella di cui parla questa canzone


Poi ch'è piaciuto a Dio, consapevole del nostro dolore, di concedervi la memoria di quella calamità che, secondo ogni giudizio, parea l'ultima di vostra vita, e contro ogni speranza umana restituirvi al pianto de' vostri e alla disperazione mia, voglio che questa canzone vi sia dedicata in maniera anche più speciale. Dov'io, piangendovi sconsolatamente come poco meno che morta, potete pensare se giudicassi di dovervi mai leggere questi miei lamenti, e parlare seco voi di quelle angosce, e di quei presso ch'estremi saluti, e di quelle amarissime lagrime mie. Quando anche presentemente, come cosa incredibile e sospirata molto più che non si può mai significare, a gran pena mi rendo certo che non sia pura visione e inganno del desiderio. Stimo che non vi rincrescerà che s'abbia a ritrovare questo monumento del mio cordoglio e di quella gioia, della quale non mi ricordo né spero la somigliante. Come neanche vi sarà grave a riandare quel tempo miserabile, perché la rimembranza delle cose passate è cara, non solamente per quanto sieno infelici, ma anche durando la stessa calamità. Queste cose le ho volute scrivere in questo luogo, acciocché, se mai qualcheduno, leggendo il mio povero canto, si