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ii. abbozzi e prime stesure | 199 |
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Galline tornano spontaneamente, la sera, alle loro stanze al coperto. Passero solitario. Campagna in gran declivio, veduta alquanti passi in lontano, e villani che, scendendo per essa, si pèrdono tosto di vista. Altra immagine dell'infinito.
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LE FANCIULLE NELLA TEMPESTA
Donzellette sen gian per la campagna
correndo e saltellando,
cogliendo fior, giocando, ecc.
né s'avvedean che sopra agli -Appennini
da lungi s'accoglieva un tempo nero,
e brontolava lungamente il tuono.
Ma quelle noi badar, però che 'l sole
rideva ancor sulla fiorita piaggia.
Levossi un vento all'improvviso, ecc., e, chiuse tutto il cielo. Fuggirono. Quella diceva: — Oh Dio! che il vento m'affoga, io non ho più lena, conviene che mi volti indietro. — Quell'altra: — Queste piante vedete come le curva, ecc. — Un'altra: — Oh Dio! che lampo: m'accieca, ecc.
Ecco una grandine, ecc.
E moribondi a terra ivan gli augelli
con l'ali mezzo chiuse, e, palpitando,
si dibattean fra l'erba e tra la polve.
(E rotto il volo, ecc. e moribondi ecc. e sulle vie) Ahi! povere fanciulle, in un momento (Ahi triste donzellette) Perdèro il fior degli anni. Giacciono sul campo, ecc. E poi di loro
Con gran doglia i parenti ivan cercando.